Un ricordo di Franco Battiato

Ho appreso qualche ora fa della dolorosa scomparsa di Franco Battiato. Ed è stato uno shock sebbene sapessi che era malato da tempo. È una perdita gravissima per la musica e per la cultura italiana, ma oserei dire europea e mondiale. Vero è che la bellezza e la suggestione dei versi di Franco, e il loro miracoloso e perfetto connubio con la musica, perdono non poco all'orecchio di chi non conosce la nostra lingua. Perché Franco era un musicista e un poeta italianissimo, un grande artista italiano, meridionale, siciliano, mediterraneo e mediorientale come la culla della nostra civiltà. Il più grande poeta della nostra musica, insieme a Mogol. Ma nel contempo artista internazionale come tutti i grandissimi, del nostro paese e di tutti i paesi. Ho appreso in ritardo della sua morte, mi ero avvicinato incredibilmente e colpevolmente tardi a lui. In effetti solo sul finire del secolo scorso. Appassionato e fanatico di musica classica e di musica classica moderna (Pink Floyd, Vangelis, Jarre), della canzone italiana amavo in modo incondizionato solo Battisti, Dalla, De Gregori, Mia Martini, Venditti e i Nomadi del mitico e compianto Augusto Daolio. Apprezzavo il meglio di Mina, Celentano, Ranieri, Fossati, Berté; quasi ignoravo, mea culpa, giganti come Gaber e De André; per contro manifestavo strane ed episodiche simpatie, tipo Rettore, Krisma, Diana Est. Mentre Battiato, mea maxima culpa, in buona sostanza non lo conoscevo. Ovviamente mi capitava di ascoltare i suoi successi in radio e in tv, ma per pura sfortuna mi capitava sempre di ascoltarli in modo distratto, mentre ero in altre faccende affaccendato. Ma la grande musica e la grande poesia richiedono concentrazione. Immaginate che vi state facendo lo shampoo e la barba a velocità supersonica perché siete in ritardo, il rubinetto è aperto e la radio nell'altra stanza vi manda Carmelo Bene che declama Majakovskij o Eliot. Non ci capite quasi niente, intuite solo che deve essere roba stravagante, forse anche troppo, pur con una sua originalità e orecchiabilità. Ecco, questo era il mio giudizio sommario sulle canzoni/poesie di Battiato. Poi un giorno, era il 15 settembre del 1994, mi trovai al mercato audio e video della Duchesca (Napoli, alle spalle di piazza Garibaldi) dove acquistai un bel cofanetto originale di cd di Jean Michel Jarre. Il bancarellaro non aveva il resto e mi diede una musicassetta pezzottata con una dozzina di brani di Battiato. Tipo le caramelle al bar. Gli dissi: "Per la verità questo cantautore non mi piace molto". Ma il bancarellaro replicò: "Dotto', che dite? Sentite a me, se vi piace Jarre vi deve piacere pure Battiato". Quella sera stessa mi sarei reso conto che quell'uomo era un grande intenditore di musica. Perché mi ricordo bene la data? Perché proprio quel giorno morì Moa.na Pozzi e il mercatino della Duchesca era letteralmente in lutto. La più cupa costernazione regnava tra le bancarelle: i clienti erano molto tristi ma i venditori anche di più, perché le videocassette di Moa.na, di solito di gran lunga le più richieste, nessuno osava toccarle, e forse nemmeno guardarle, per una forma di sincero e doveroso rispetto. Ma ritorniamo a Battiato. Quella musicassetta pirata, che conservo gelosamente anche se il nastro è molto deteriorato, aveva come brano n.1 Summer on a solitary beach, al n.2 I treni di Tozeur, al n.3 Voglio vederti danzare, al n.4 L'era del cinghiale bianco. E non so se mi spiego. Mi chiusi in camera con il Sony e le cuffie e, dopo avere assaporato in estasi Oxigene 4 dal cd di Jarre, decisi di passare a Battiato. Perché l'estasi può essere sopportata anche da noi comuni mortali, ma deve essere breve. E invece l'estasi continuò. Fu addirittura uno shock. Fu la mia scoperta dell'America. Che cosa mi ero perso! Una caratteristica di Battiato, che lo differenzia da quasi tutti i grandissimi della canzone italiana, eccetto forse Battisti, è la quantità enorme di capolavori che è riuscito a regalarci nella sua carriera: decine, uno più bello dell'altro. Difficilissimo stilare una classifica. Quasi sempre la mia personale opinione è che la più bella canzone di Franco è l'ultima che ho ascoltato. Tuttavia, se proprio dovessi azzardare una graduatoria oggi citerei, e forse non a caso, proprio quelle prime 4 canzoni della musicassetta, ma in ordine inverso. Che gigante! Che mito! Quando nascerà un altro artista così?

Grazie, Franco, riposa in pace.

 

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2 messaggi in questa discussione

19 ore fa, fosforo311 ha scritto:

Venditti

Rettore, Krisma, Diana Est

 

Pezzo gradevole il tuo.

Appena appena sporcato da questi quattro nomi... ;)

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Che bei ricordi con Battiato...un profeta..un mistico..un visionario ricercatore dell'universo..

è felice-è felice,sento che se la ride*

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