W il 25 Aprile !

„I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi. Non sanno chi fu quel giovanetto della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta perché non voleva rivelare i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a vendicarmi», e altro non disse. Non sanno chi fu quel vecchio contadino che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la vita a questi ragazzi». Non sanno come si chiama colui che, imprigionato, temendo di non resistere alle torture, si tagliò con una lametta da rasoio le corde vocali per non parlare. E non parlò. Non sanno come si chiama quell'adolescente che, condannato alla fucilazione, si rivolse all'improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano per fucilarlo, lo baciò sorridente dicendogli: «Muoio anche per te… viva la Germania libera!». Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano, su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi tornati in cattedra, esaltazione del fascismo ed oltraggi alla Resistenza.“
P. Calamandrei ( anarchico)

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3 messaggi in questa discussione

ecco palla di lardo  quello che  i ragazzi dovrebbero imparare a scuola:

Per meglio comprendere le attività di controguerriglia e di rappresaglia della M.V.S.N. e del Regio Esercito nel teatro balcanico, oltre ai pochi esempi riportati nel precedente articolo, ci è sembrato opportuno riportare in questa appendice una piccola parte della documentazione sui crimini di guerra commessi in spregio delle leggi di guerra da parte dei partigiani comunisti di Tito. Ovviamente tale documentazione viene costantemente ignorata dai fustigatori dei crimini di guerra italiani, veri o presunti che siano. Nell’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (AUSSME) sono raccolte testimonianze di barbarie commesse dai partigiani iugoslavi a danno dei soldati italiani, raccolte per disposizione del Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, Maresciallo d’Italia Giovanni Messe nel 1944- 45. Quasi che questi sistemi barbari non bastassero, bene spesso i prigionieri addirittura soppressi, fucilandoli o pugnalandoli e gettandone le salme nelle profonde fosse carsiche per cancellare ogni traccia dei loro misfatti. […]
Ricordarsi il caso di ben 136 nostri prigionieri compresi 10 ufficiali ed alcuni sottoufficiali (in parte catturati dai partigiani in Croazia al VI Corpo d’Armata), che spogliati e costretti a marciare a piedi scalzi per parecchi giorni vennero prima proposti per uno scambio di altrettanti comunisti e poi, mancando alla parola data e accettata dal Governatore, trasferiti sulle montagne dei Piperi, a nord di Podgorica, e barbaramente trucidati e gettati nella foiba di Radovec presso Gostilje, profonda oltre 75 metri.
Vennero allora fucilati a Podgorica per rappresaglia dinanzi al presidio italiano cinquanta ribelli catturati con le armi in mano. Non fu possibile recuperare alcun corpo degli infelici di Radovec nonostante ogni sforzo, al punto che per evitare l’esalazione dei cadaveri intanati in fondo alla voragine, dovette essere murato lo sbocco di apertura, sulla quale fu posta una lapide ricordo con la data dell’eccidio.

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20 ore fa, wronschi ha scritto:

 


„I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi. Non sanno chi fu quel giovanetto della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta perché non voleva rivelare i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a vendicarmi», e altro non disse. Non sanno chi fu quel vecchio contadino che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la vita a questi ragazzi». Non sanno come si chiama colui che, imprigionato, temendo di non resistere alle torture, si tagliò con una lametta da rasoio le corde vocali per non parlare. E non parlò. Non sanno come si chiama quell'adolescente che, condannato alla fucilazione, si rivolse all'improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano per fucilarlo, lo baciò sorridente dicendogli: «Muoio anche per te… viva la Germania libera!». Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano, su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi tornati in cattedra, esaltazione del fascismo ed oltraggi alla Resistenza.“
P. Calamandrei ( anarchico)
 

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