I partiti non l'hanno capito: la scommessa di Draghi è senza pareggio

Talvolta l’enfasi del linguaggio oscura la sostanza delle cose. Tutti i partiti a segnalare, con parole gonfie di retorica, che il discorso di Mario Draghi in Senato sia stato addirittura rifondativo. Ma si sono chiesti che vuol dire rifondare un Paese? I partiti hanno paura. Paura di mischiarsi e confondersi. Lui li ha rassicurati, invitandoli a una collaborazione senza pregiudizi, perché - ha detto - l’unità non compromette la vostra identità. Ma la paura dei partiti somiglia a quella del paziente che, sul lettino dell’analista, difende tutte le sovrastrutture culturali, i tic e le nevrosi che fanno la sua malattia, e in cui si identifica. Perché teme di perdere, appunto, se stesso. 

  Così si spiegano sortite apparentemente diverse, ma figlie dello stesso riflesso condizionato. È simbolica l’idea, nata nel Pd, di proporre un gruppo unico al Senato a Cinquestelle e Leu. Racconta l’ambiguità di chi, a parole, benedice la corresponsabilità invocata da Draghi, e nei fatti si ricompatta nel vecchio cartello identitario del Conte due, per timore di contare meno nello schema che va delineandosi. La stessa preoccupazione scopre la battuta di Salvini sulla reversibilità dell’euro, rilanciata dall’infantile condizione posta da Borghi nel discorso alla Camera, quando ha detto: noi appoggiamo Draghi se ci difende dalla Germania. E che dire dei Cinquestelle? La motivazione con cui i papaveri pentastellati spiegano, a se stessi e alla base, la scelta di stare dentro la maggioranza è quella di difendere il reddito di cittadinanza e «le altre conquiste dell’era giallorossa». La politica non rinuncia a presidiare quel bidone di benzina da cui si alimenta da quasi tre decenni: perché il suo carburante è l’idea di ridefinirsi nel conflitto, lo schiacciamento della democrazia italiana nel bipolarismo contrappositivo. Il contrario del disarmo invocato da Draghi.

   Costa non poco fare i conti con l’appello del presidente del consiglio. Ciascun partito ne intuisce la fatica, ma soprattutto avverte il pericolo che rifondare il Paese coincida con il disfare se stesso. Prendiamo l’esempio delle donne. Draghi ha detto che «una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi». E come si fa? Sminare il gap tra i sessi vuol dire eliminare i vincoli con cui fin qui si è creduto di proteggere il lavoro. Durante la pandemia niente ha danneggiato le donne più del blocco dei licenziamenti. Che ha protetto gli adulti maschi, detentori dei contratti stabili, scaricando i costi sui contratti a tempo, forme tipiche del lavoro femminile e giovanile. Così la crisi sanitaria è diventata crisi di genere: su cento persone che nel 2020 hanno perso il posto, novantotto erano donne. Tutti si stracciano le vesti per questa ingiustizia, ma tutti, dai partiti ai sindacati, restano abbarbicati alla bandierina del divieto di licenziare.

  Prendiamo adesso la lotta alla pandemia. Tutti sanno dall’inizio che l’abbiamo persa perché abbiamo smantellato la medicina di base. Ma per un anno nessuno ha osato tirare dentro all’emergenza l’esercito dei medici di famiglia. Nove anni fa il decreto Balduzzi imponeva loro di garantire un’*** di territorio h24, costituendo le case della salute in accordo con le Regioni, e dava al ministro il potere di intervenire in surroga per garantirne l’attuazione. Nessuna casa della salute è nata, ma nessun ministro ha ritenuto di esercitare la sua delega. Quando è scoppiata la pandemia, ci siamo inventati di tutto, dalle squadre di giovani medici disoccupati alle app per tracciare i contatti, tranne fare l’unica cosa che intaccava l’identità del sistema: requisire ambulatori, attrezzare e schierare i medici di famiglia in prima linea. Abbiamo lasciato che una minoranza di loro andasse a combattere e a morire senza mezzi, affinché la stragrande maggioranza continuasse a infilare la ricetta al paziente dall’uscio socchiuso degli ambulatori.

  Prendiamo ancora i ristori. Ci siamo indebitati tanto, senza sostenere le imprese. Perché abbiamo rinunciato a scegliere chi proteggere e chi, invece, aiutare a cambiare lavoro e attività. Abbiamo distribuito, talvolta senza neanche chiedere una rendicontazione, contributi a pioggia che in gran parte sono finiti nel risparmio privato, ma non hanno riattivato i processi produttivi sperati. Dalla cassa integrazione al rimborso agli imprenditori, un retropensiero alimenta l’intero sistema del welfare antipandemico: è l’idea che stare fermi e sussidiati sia meglio che affrontare la crisi e reinventarsi. 

  Draghi ha detto in Senato che, se vogliamo salvarci, dobbiamo scegliere. E, nella sua pedagogia, ha fatto intendere che è compito della politica portare una comunità a prendere coscienza delle perdite imposte dal cambiamento, in ragione di un obiettivo ambizioso e condiviso che le giustifichi. Vuol dire anche avere una strategia di gestione della paura, fondata sul linguaggio della verità. 

   Per i partiti significa capire che in questa tornata della storia il cambiamento coincide con il compromesso, e la paralisi con le vecchie bandierine ideologiche. Se vogliamo far competere le donne nel circuito produttivo, dobbiamo accordarci per rendere il lavoro flessibile e contendibile, cioè dobbiamo dismettere l’intangibilità del posto fisso, che avvantaggia gli uomini, fin qui agitata come un totem. Se vogliamo rendere efficienti i servizi sanitari, dobbiamo fare un patto per de-corporativizzare il sistema, tagliando ciascuno la propria complicità con questa o quella categoria. Se vogliamo che il welfare sia produttivo, dobbiamo disancorarlo dalla ricerca del consenso, attraverso una rinuncia patteggiata a usarlo per fini elettorali.

   Lo spirito del governo Draghi è quello di portare la democrazia in una centralità simbolica, dove il dialogo e l’incontro tra forze politiche fino a ieri confliggenti coincidano con una nuova avvertita responsabilità verso le generazioni future. La reazione dei partiti può amplificare il progetto riformatore o azzopparlo. Può dilatarlo ben oltre il perimetro della lotta al virus, della riapertura delle scuole e del Recovery plan, innervando la società di un cambiamento reale, o piuttosto può ridurlo in una finta modernizzazione, senza modernità. Perché nuove opere, nuova tecnologia e nuova organizzazione non bastano a produrre accelerazioni, senza una metabolizzazione del riformismo nella mentalità del sistema. 

  Il rischio è, ancora una volta, che tutto cambi per non cambiare niente. E che le riforme, quelle che pure riusciremo a fare, scivolino sul monolite di un Paese immobile. Perché a cambiamenti formali corrisponderanno resistenze sostanziali della politica e della società. Con l’effetto di accrescere la sfiducia nelle istituzioni e acuire una conflittualità sociale. Di fronte alla quale il fallimento della politica giustificherà ancora di più la supplenza della magistratura.

  Questo per dire che il disegno rifondativo che Draghi ha lanciato ai partiti è una scommessa e, come tale, può essere vinta o perduta. Non c’è pareggio.

 

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12 messaggi in questa discussione

Non so chi ha scritto questo articolo . Chiunque sia mi trova d’accordo. 

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Secondo me Alessandro Barbano.

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3 minuti fa, ahaha.ha ha scritto:

Secondo me Alessandro Barbano.

Su Huffpost.....per essere precisi il 20/02/2021 alle 4,49 pm 😁😁😁

Modificato da cortomaltese-im

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Più passa il tempo è più diventiamo, tutti, intellettuali.

A patto di non sostituire i neuroni con la crusca.

Quella erbacea non l'Accademia.

Modificato da ahaha.ha

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È chiaro che non ci sarà pareggio. L'operazione Draghi non nasce per il pareggio. Chi l'ha organizzata, cioè i poteri forti, vuole guadagnarci, e guadagnarci bene. L'ampiezza della torta lo promette. Che poi l'Italia ci perda o raccolga le briciole, per loro non fa molta differenza. 

 

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E’ vabbè Cazzaro . Ma non ti sembra di essere ridicolo e ripetitivo oltre che facile , a dare sempre la colpa ai “poteri forti” ?? Su , da bravo , Cazzaro . Incomincia a fare nomi , cognomi , enti , banche , finanzieri d’assalto , congreghe massoniche etc etc .  Sennò azzittate che fai più bella figura . Ah , dimenticavo : mi raccomando Mattarella . Sarebbe interessante che tu ci illuminassi di quale potere forte  fa parte . Su , aspetto , eh ?? 

Modificato da mark222220

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7 minuti fa, mark222220 ha scritto:

E’ vabbè Cazzaro . Ma non ti sembra di essere ridicolo e ripetitivo oltre che facile , a dare sempre la colpa ai “poteri forti” ?? Su , da bravo , Cazzaro . Incomincia a fare nomi , cognomi , enti , banche , finanzieri d’assalto , congreghe massoniche etc etc .  Sennò azzittate che fai più bella figura . Ah , dimenticavo : mi raccomando Mattarella . Sarebbe interessante che tu ci illuminassi di quale potere forte  fa parte . Su , aspetto , eh ?? 

Supponiamo che il sig fosforo sia in grado di elencare i poteri forti, lei ridicola marketta pisana, sarebbe capace di dimostrare che non lo sono?

Le faccio questa domanda, per il semplice motivo che lei negherebbe il tutto per partito preso, ma non sarebbe in grado di portare alcuna prova a sostegno delle sue negazioni.

Dunque ridicola marketta pisana, la sua richiesta di nomi, cognomi, ecc ecc, non ha alcun senso.

Buonagiornata

 

 

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Ahahahahah, la signorina Sanchina , prontamente intervenuta a difesa del Cazzaro , suppone , si interroga  e, come sua abitudine , conclude con una domanda a me invece di farla al Cazzaro napoletano visto che e’ stato proprio il Pulcinella partenopeo a fare detta “dotta” affermazione peraltro proposta con la solita sicumera dei men che mediocri . Capito forumisti “seri” ?? Quindi secondo la fetecchiona veneta , dovrei essere io a fare i nomi e che se , non fossi in grado di farli , la domanda che mi fa ed alla quale non saprei eventualmente rispondere , dimostrerebbe che in difetto sarei io derubricando la mia richiesta di nomi , cognomi etc etc , a pura e semplice domanda senza senso . Ahahahaha !! Mi domando davvero se possano , realmente , esistere tali idiotelle ma , in conclusione ,sprezzante del livello di ricodilaggine raggiunto , da a me l’epiteto che sarei io a negare per partito preso , ahahahahah. Ma vai a mungere le vacche , vai razza di fetecchiona. 

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Mi permetta di farle presente che, come sempre,  non ha capito un caxzo.

E come sempre spara kagate.

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Mi permetto di dire io a te , che non solo sei la solita fetecchiona . Sei pure un’ottima arrampicatrice sugli specchi . Adempimento che tutti i “forumisti seri “ hanno  imparato a riconoscerti . Ahahahah 

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7 minuti fa, mark222220 ha scritto:

Mi permetto di dire io a te , che non solo sei la solita fetecchiona . Sei pure un’ottima arrampicatrice sugli specchi . Adempimento che tutti i “forumisti seri “ hanno  imparato a riconoscerti . Ahahahah 

Lei purtroppo si è dimostrata: insolente, bugiarda, ladra e diffamatrice. Cose che io ho dimostrato e che i "forumisti seri" hanno perfettamente capito.

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Il pareggio per il paese non c'era neppure con Giuseppi, i dati ufficiali sono chiari,  90mila decessi e 400mila posti di lavoro in meno,quindi ogni governo è una scommessa, si spera almeno se non di vincere,di perdere il meno possibile, un uomo x quanto bravo non fa la storia e non cambia le abitudini, ci vuole un gioco di squadra, il più allargato possibile, sperando in un minimo numero di sabotatori, le cause ,le coincidenze che promuovono un premier sono molteplici, oltre alla competenza propria e dello staff ,il fattore esterno detto fortuna non è da escludere, concludendo, buon lavoro Draghi ,che Dio salvi Super Mario, 

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