Un ottimo articolo in cui mi riconosco al 100%

 
03/02/2021 10:55 CET | Aggiornato 3 ore fa

Draghi è il capolavoro, da riconoscere, di Renzi

 
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Draghi è il capolavoro, da riconoscere, di
ANSA

Che fatica ammetterlo. Bastava guardare gli sguardi smarriti dei politici. E di molti conduttori e opinionisti di fronte all’annuncio dell’incarico a Mario Draghi. Invece di manifestare soddisfazione per l’autorevolezza della persona più conosciuta e apprezzata al mondo sono partite le analisi da retrobottega che nascondono profondi rancori, l’acido di voltastomaco, l’insana insopportazione, il mandar giù il boccone indigesto per quello che si è rivelato il capolavoro di Matteo Renzi. 

Quasi allo scoccare della mezzanotte c’era chi dissertava sulla fine della politica. E ripetevano il loro teorema ossessivamente, convinti di aver trovato il filone, quello giusto, per condannare le magnifiche sorti e progressive dell’ex premier. Bersagliavano Maria Elena Boschi sulle conferenze di Renzi d’Arabia, sul perché e per come, sulle opportunità o meno, sui denari delle consulenze.

Altri si pavoneggiavano il parallelismo Monti-Draghi rivendicando un ruolo della politica di fronte ai tecnici ma dimenticando, a spanne, due momenti storici completamente differenti e le due figure che non sono comparabili per egemonia culturale e forza d’urto nel mondo.

Sono fatte così le classi dirigenti italiane. Quando hanno il pane non hanno i denti. Preferiscono perdersi, star lì a rivendicare ruoli, mancati o presunti, meglio il fantacalcio del calcio giocato, meglio i consiglieri e i suggeritori lenti dei Re che leader forti, spinti, in prima linea, in movimento a fare quello che è la politica.

“Crisi inopportuna”, “non era il momento”, mentre qualcuno davanti tv snocciola quello che chiedono gli italiani. D’interpreti degli italiani ne abbiamo visti ovunque. Gli italiani non capiscono, si va per strada e c’è la ‘gggente’ che ferma l’onorevole o il commentatore per chiedere: cosa vuole Renzi? Perché questa crisi? Chi paga la luce del ristorante chiuso? Populismo, sovranismo, qualunquismo, roba alimentata ad arte con analisi sommarie, approssimative, rappresentazione di teatrini che nemmeno quelli che li portano da esempio ci crede. Ma c’era, c’è da abbattere Renzi. L’antipatico. Quello del 2%. L’arrogante. *** e sregolatezza. È bravo ma ha un caratteraccio. Quello cui ricordano, solo a lui, che aveva promesso di ritirarsi dalla politica. Non si capisce se è un memo o, più probabile, un auspicio mancato.

Ca va sans dire. Siamo di fronte all’ennesimo strike del leader di Italia Viva. Sudato. Perché occorreva che i tasselli del patchwork s’incastrassero alla perfezione per farne diventare il puzzle pensato. Tattica, strategia, rischio. Questa è la politica. Certo non la politica delle pappe molli. Di coloro che hanno paura della loro ombra.

Ho scritto a più riprese che Renzi non aveva e non ha nulla da perdere. E, infatti, ha condotto la partita di queste settimane senza prestare l’occhio a quello che sa, la malasorte dei sondaggi. Si è buttato ‘a bomba’, forse anche bleffando, facendo leva su quello che è il solo lato sensibile della faccenda: del doman non v’è certezza. Senatori e deputati che non ci pensano proprio di staccarsi dallo scranno a metà legislatura. Questo humus è creta di gran pregio, plasmabile a più facce. Si tratta di trovare il profilo migliore.

Renzi ha fatto il governo Conte due, disse per evitare l’aumento dell’Iva. Vero che l’Iva non aumentò ma allora si volle abbattere soprattutto il moloch grillino carico di contraddizioni e, infatti, oggi si ritrova con il consenso dimezzato e, parimenti, sgonfiare, non troppo, a mo’ di avviso, l’onda lunga europea di Salvini.

Renzi manifestava da subito poca esuberanza per la premiership di Conte che ci mancava il ter, tre maggioranze diverse, per nobilitarlo di un’expertise non riscontrabile nell’azione di governo, piuttosto densa di limiti amplificati dalla pandemia.

Quindi la crisi odierna. Quella che, secondo molti, gli italiani non capiscono: ma sono gli stessi italiani che si lamentano perché la scuola non c’è, i ristori non arrivano, i vaccini si perdono per strada, dei banchi che sfrecciano via con le rotelle degli skateboard? Se un partito della maggioranza rileva ripetutamente le mancanze e tu leader-premier non rimedi, cosa si fa? Si fa una crisi che alcuni partiti non hanno evitato, vedi il Pd.

Eppure nel mio ultimo post avevo avvisato Zingaretti di ascoltare Renzi (l’ennesimo favore del fiorentino al Pd) e non puntare sul Conte ter. Invece di sporcarsi le mani, entrare nell’agone, fare sponda, hanno sibilato quattro parole melodrammatiche da litania spenta, ‘non è il momento’, ‘una crisi incomprensibile’, ‘la colpa di Renzi’. Si contano sulle dita di una mano i distinguo timidi di dirigenti di spicco. Il Pd è stato travolto. Ne sono certo. Dal giorno dopo l’insediamento di Draghi in quel partito si aprirà per ‘senso responsabilità’, che mi pare di capire non manchi poiché ne fanno un vanto a piè sospinto.

La scelta di Draghi. Ma cosa serve star qui a farsi domande se è la tomba della politica. È il trionfo della politica. Per il bene dei cittadini in un momento drammatico e inedito. La miglior garanzia. Assicurazione sulla vita per gli italiani con la scelta di un uomo di straordinario prestigio e relazioni. La politica è salva se per politica intendiamo il bene comune e non i partiti e le carriere in pectore.

Draghi alla fine è un politico. Ci ha messo molta politica a gestire la Banca centrale quando parlava un giorno si e l’altro pure con la Merkel. Suvvia. È la cosa migliore che ci poteva capitare. La migliore notizia. L’Italia per prima si è attrezzata per il post pandemia. Immagino le reazioni delle cancellerie nel mondo: questi italiani ne sanno una più del diavolo!

Modificato da mark222220

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