Facciamo il punto sulla pandemia

Come è noto, dal sabato al lunedì i dati giornalieri sono poco affidabili (per difetto di test, registrazioni e comunicazioni) quindi è opportuno limitarsi a un quadro sintetico della situazione pandemica. La seconda ondata (che in diversi paesi è la terza) sta mietendo quasi dappertutto più vittime della prima, a conferma che le nuove varianti del virus sono più contagiose e dunque più mortali a parità di profilassi, pur essendo (probabilmente) ugualmente letali. Un'importante eccezione è la Cina dove la seconda ondata è iniziata solo con l'anno nuovo e con un focolaio nel nord del paese, che finora ha causato un solo decesso (il primo in Cina mainland dopo 8 mesi). Ben più intensi gli effetti in Giappone e Corea del Sud, sebbene a livelli assai meno tragici di quelli europei. Mentre per ora resistono benissimo anche alla seconda ondata paesi come Taiwan, Vietnam e Thailandia. Nonché Cuba, Australia e Nuova Zelanda, e pressoché tutta l'Africa nera (favorita dall'età mediana della popolazione ben sotto i 20 anni) con le eccezioni del Sudafrica (dove imperversa una pericolosa variante) e del confinante Eswatini (ex Swaziland). Questo piccolo stato di poco più di un milione di abitanti è particolarmente sfortunato perché la variante sudafricana del coronavirus è andata ad aggiungersi all'Aids (l'Hiv è endemico con la sieroprevalenza più alta al mondo, pari a circa un quarto della popolazione), alla siccità e alla carestia. I nostri connazionali che non fanno altro che lamentarsi dalla mattina alla sera per le restrizioni, la zone rosse o arancioni, le chiusure, i ristori insufficienti, etc., io li spedirei tutti in blocco in Eswatini. La seconda ondata colpisce duro in Europa e negli USA, ma anche in Messico, Canada, Brasile e Colombia. Nelle ultime due settimane il Regno Unito viaggia alla media di oltre 1000 morti e 50mila nuovi casi al giorno, poco sotto i 900 decessi la Germania. Si pensi che intorno al picco della prima ondata la media dei decessi in Germania era poco sopra i 200. Male anche Polonia, Cechia, Ungheria e le repubbliche della ex Jugoslavia, che avevano superato quasi indenni la prima ondata. Due giorni fa gli USA hanno superato i 400mila decessi secondo Worldometer, ma un recente studio del CDC sull'eccesso di mortalità tra il 15 marzo e il 26 dicembre induce a credere che i decessi effettivi siano almeno il 21% in più di quelli confermati. A livello mondiale tre giorni fa si sono superati i 2 milioni di decessi, ma anche questa è una grossolana approssimazione per difetto della mortalità effettiva.

Per quanto riguarda l'Italia, i numeri degli ultimi giorni sono in miglioramento, sia pure lento, mentre erano andati peggiorando nello scorcio iniziale dell'anno facendo temere l'incipit di una terza ondata. In particolare sono in diminuzione i ricoveri nei reparti ordinari e quelli in terapia intensiva. I primi avevano toccato un minimo di 22.948 il 2 gennaio per risalire fino ai 23.712 del giorno 12 e poi scendere fino al nuovo minimo di 22.757 oggi. Le terapie intensive, che avevano toccato un minimo di 2.528 il 30 dicembre, erano risalite fino a 2.642 l'11gennaio, per poi toccare un nuovo minimo a 2.503 oggi. Sono in diminuzione anche i nuovi casi rilevati: 14.969 al giorno la media settimanale contro i 17.292 della settimana precedente. Questo benché negli ultimi 3 giorni sia nettamente cresciuto il numero dei test con la novità dei test antigenici rapidi. Vengono infatti riportati nel bollettino anche i nuovi positivi individuati con gli antigenici (processabili in un quarto d'ora contro le 2 ore e mezza o 3 dei test molecolari più veloci). È opportuno però precisare che gli antigenici di ultima generazione hanno poco da invidiare ai molecolari sul piano della specificità, ovvero la capacità  di riconoscere i soggetti sani (i falsi positivi sono rari) mentre sono ancora debolucci sul piano della sensibilità, cioè la capacità di individuare gli infetti (i falsi negativi sono frequenti, specie quando la sieroprevalenza nella popolazione testata è elevata). Per questo motivo il ministero raccomanda che i sintomatici negativi al test antigenico ripetano il test, possibilmente con un tampone molecolare o con un rapido di ultima generazione, dopo 2-4 giorni. Purtroppo si mantiene costante e alta la media settimanale dei decessi: 489 morti al giorno sia in questa settimana che nella precedente. Tirando le somme, sembrerebbe per il momento scongiurata la partenza della terza ondata, che vari addetti ai lavori prevedevano per metà gennaio, ma si conferma che la fase acuta della seconda ondata è più tragica e più lunga della prima (e le due cose sono correlate). Come ho scritto più volte, ciò dipende dall'allentamento delle misure profilattiche (anche nelle zone rosse ci sono meno restrizioni e meno controlli che nel lockdown nazionale di marzo/aprile) e dalla strategia, a mio avviso sbagliatissima, dell'adeguamento di queste restrizioni ai parametri epidemici su base regionale e con cadenza settimanale. Molto bene l'inizio della campagna vaccinale, a parte i soliti furbi e raccomandati che hanno tolto la precedenza ad altri. 

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1 messaggio in questa discussione

Situazione in lieve e ulteriore miglioramento in Italia rispetto all'ultimo aggiornamento di 4 giorni fa. Continuano a calare le terapie intensive (-139 in una settimana) e i reparti ordinari (-1065) e questo è confortante. In calo anche gli ingressi effettivi in rianimazione: 1075 contro i 1244 della settimana precedente. Questo dimostra che lo svuotamento delle terapie intensive non è dovuto solo ai decessi e alle dimissioni ma anche a una minore affluenza. In calo su base settimanale anche il numero dei nuovi casi con una media di 13.135 contro i 16.560 della settimana precedente. Per contro resta alto il numero dei decessi (2025 in questi 4 giorni) ma questo parametro è sempre in ritardo sui precedenti. Le zone rosse saggiamente imposte dal governo nel periodo natalizio hanno per ora scongiurato la temuta terza ondata. Può anche darsi che il clima di gennaio, che favorisce la permanenza della gente a casa, stia dando una mano. Resta tuttavia il fatto che la strategia adottata dal governo (apri e chiudi su base parametrica regionale) è estremamente lenta nel mitigare la seconda ondata in cui ci troviamo ancora drammaticamente coinvolti. Lo avevo previsto da mesi e purtroppo i numeri lo confermano. Per fare un confronto grossolano, possiamo assumere che la prima ondata sia iniziata il primo marzo e la seconda il primo ottobre (anche se in realtà ambedue sono iniziate un po' prima), quindi dobbiamo confrontare la situazione di oggi 21 gennaio con quella del 21 giugno scorso. Ebbene, oggi stiamo molto peggio. Abbiamo oltre 16 volte i ricoverati di allora in terapia intensiva e quasi il decuplo nei reparti ordinari, mentre la media mobile settimanale dei decessi è 479 contro 41. Ergo: le misure di lockdown nazionale adottate per la prima ondata (e che fu possibile allentare ben prima del 21 giugno) furono molto più efficaci. Probabilmente anche i controlli delle forze dell'ordine e i comportamenti individuali erano più rigorosi. È anche plausibile che il confronto sia disomogeneo perché in primavera il virus era meno contagioso. Ma in questo caso bisognava irrigidire le misure e non allentarle. In conclusione: la strategia adottata per la seconda ondata si rivela controproducente anche nell'ottica della protezione dell'economia per cui è stata pensata. Allungando i tempi della crisi sanitaria si allungano anche quelli della crisi economica, pur con restrizioni meno severe.

Un'occhiata all'estero è sempre doverosa dato siamo in una pandemia e le prospettive di ogni paese sono correlate alla situazione degli altri. Due dati saltano all'occhio dal Worldometer di ieri: l'ennesimo record mondiale dei decessi, per la prima volta sopra i 17mila (17.350), e il record britannico: 1820 morti in 24 ore, quasi 5mila in tre giorni. Quando la variante inglese arriverà qui, volenti o nolenti serviranno un mese e mezzo o due di lockdown nazionale. Doveroso anche riportare, sia pure in ritardo, una notizia agghiacciante. Al 18 gennaio erano state somministrate oltre 41 milioni di dosi di vaccino nel mondo. Delle quali nei paesi poveri 25, dicasi venticinque. L'applicazione letterale della scellerata legge Moratti: la priorità delle vaccinazioni si regola in base al PIL. Scellerata, disumana e anche ottusa. Nessun paese del mondo ricco uscirà dalla pandemia se non ne usciranno anche i poveri. 

 

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