Far decidere Grillo sul MES e’ una barzelletta ...!!

Incredibile ed inspiegabile . In un Paese in piena crisi economica per l’emergenza COVID investire sulla sanità e’ fondamentale ed urgente .  Al Paese servono soldi, molti soldi : un debito pubblico storico molto alto da onorare e la crisi pandemica hanno reso questo bisogno vitale. Per averli esistono tre strade:  1) Accedere ad un prestito decennale ad un tasso molto vicino alla zero messo a disposizione dalla comunitá europea e destinato alla sanitá come il MES  2) Emettere titoli di Stato di  durata settennale ad un tasso  che potrebbe aumentare con la conseguente  necessitá a scadenza di pagare interessi molto alti ai sottoscrittori da parte dello Stato, contribuendo cosí ad aumentarne il debito 3) Imporre una tassazione straordinaria come la Patrimoniale.  A differenza di quanto possono pensare  molti plaudenti e gaudenti da che inneggiano al No Mes della Srl grillina, (riproposto ieri da uno dei suoi tragicomici tenutari),  insieme ai loro soci populisti del cdx, ricordo che mentre vi sperticate in lodi all'idioz ia ricordate che nel calcolo del tetto per il suo pagamento sono comprese le proprietá e con molta probabilitá molti di voi la dovrebbero  pagare.  In questo paese é diffusissima la proprietá di immobili magari ricevuti in ereditá dai genitori.  Aggiungete qualche risparmio sui conti correnti e il gioco é fatto.  Comprendere questo vi toglierá quel sorrisino ebe te ed eccitato che segue di solito il vostro  "No al Mes" e forse se i neuroni vi assistono ritornerete alla realtá. Saluti 

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5 messaggi in questa discussione

Ricordiamo cosa ha detto esattamente Matteo Renzi su Twitter:

"Far decidere Beppe Grillo sul Mes è una barzelletta che non fa ridere. Se ci sono mille morti al giorno rifiutarsi di investire sulla sanità è incredibile, inspiegabile, inaccettabile". 

Secondo me, invece, farlo decidere a lui, cioè al noto statista ed economista di Rignano, è una barzelletta che fa ridere. Naturalmente Renzi altera anzi stravolge il pensiero di Grillo. Vediamo che cosa ha scritto esattamente il fondatore dei 5Stelle nel suo blog:

https://www.beppegrillo.it/la-mes-e-finita/

Penso che Grillo non userebbe il verbo "investire" in relazione alla sanità pubblica, ma non rifiuta affatto la spesa sanitaria, bensì formula, entrando anche nei dettagli, due buone proposte alternative al Mes per finanziare la sanità, in aggiunta a quelle già formulate dal presidente del Consiglio. Propone di ripristinare l'IMU sugli immobili della Chiesa, escludendo gli edifici destinati al culto (cioè le chiese). Un'idea non solo sensata ma coerente con una recente sentenza della Corte di giustizia europea. E propone una patrimoniale ai "super ricchi" ovvero un contributo sui patrimoni superiori ai 50 milioni di euro. Quindi nulla a che vedere con il famigerato prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i depositi bancari deciso nel '92 dal governo Amato. Ma nemmeno con la patrimoniale "progressiva" proposta dal Pd e da Leu e già bocciata in Commissione Bilancio della Camera. Questa proposta prevedeva un'aliquota minima dello 0,2% sui patrimoni da 500mila a 1 milione di euro e aliquote crescenti fino al 2% per i patrimoni oltre i 50 milioni. Chi non naviga nell'oro ma ha o ha ereditato una bella casa poteva essere toccato. Invece la patrimoniale di Grillo non tocca assolutamente i ceti medi, né i proprietari di prime, seconde e terze case, anche di lusso, se il patrimonio complessivo è sotto i 50 milioni. Vengono chiamati a dare un doveroso contributo al Paese, in questo momento tragico e difficile, solo i più  fortunati, solo i ricconi. Una proposta assolutamente condivisibile da almeno il 99% degli italiani. Può non piacere solo ai paperoni e ai loro servi sciocchi. Per inciso, io abbasserei la soglia da 50 a 5 milioni. Ritengo che per chi possiede 5 milioni un sacrificio di 100mila euro (il 2%) sia pressoché impercettibile. 

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Be', il senatore semplice di Rignano ha detto la sua, giustamente, se non lo facesse correrebbe il rischio di venire dimenticato.

Secondo me, signor fosforo, una tassa sui grandi capitali, non credo porterebbe grandi risorse, sempre utili per carità, ma credo di più nell'incentivare gli industriali a creare nuovi posti di lavoro. Da questi arriveranno poi i denari per fare fronte alle sfide del futuro.

La crescita della produzione, purtroppo, è un male, sottolineo malenecessario, se vogliamo continuare a competere col mondo così detto civilizzato, altrimenti dovremo accontentarci, di tornare il paese a prevalenza agricola, come eravamo prima dell'ultima guerra mondiale.

Modificato da ahaha.ha

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Egregio, Grillo ha fatto dei calcoli e mi pare che tra IMU alla Chiesa (non sulle chiese) e patrimoniale ai paperoni si potrebbe raggranellare una discreta e utile sommetta.

Io non credo molto agli incentivi all'industria, le defiscalizzazioni di Renzi sono costate care e hanno prodotto poco. Poi i nostri industriali sono esterofili: portano all'estero non solo i guadagni ma spesso anche le fabbriche e il lavoro. L'italianissima Brembo oggi ha il 70% dei dipendenti all'estero. Un altro problema è che i nostri produttori privati, salvo eccezioni come Brembo, sono piccoli e frammentati, così in molti settori non riescono a competere con i colossi stranieri. Infine sono poco lungimiranti: pochissimi hanno sia i mezzi sia il coraggio per gli investimenti di lungo periodo, dove il ritorno non è immediato. Basta pensare all'ex gruppo Fiat, che di aiuti pubblici ne ha avuti a iosa ma ha trasferito all'estero pure la sede legale e quella fiscale, che solo negli ultimi tempi ha cominciato a progettare e costruire automobili ibride ed elettriche, e che si trova costretto a fondersi con Peugeot per sopravvivere. Credo molto di più nell'investimento pubblico diretto, cioè nello Stato imprenditore. Che fu decisivo per il nostro boom economico degli anni '50 e '60 e che oggi è vieppiù necessario, per es. nel promettente e strategico settore della green economy. Dove servono grandi investimenti e dove, ancora per qualche anno o decennio, i profitti non saranno facili né sicuri. Sono invece favorevolissimo agli incentivi pubblici nell'agricoltura, nel turismo (sperando che finisca la pandemia), nell'artigianato, etc. Settori dove la dimensione non è decisiva per la competitività. E dove spesso piccolo è  bello. Mi viene in mente il contadino del Vesuvio da cui mio padre comprava il vino. Produceva poche damigiane, una era per noi ed era un nettare degli dei. Le altre andavano a qualche intenditore e a qualche ristorante del Golfo. Un giorno gli rubarono il torchio, gli altri attrezzi e le piccole botti che aveva. Mio padre gli diede un aiuto e da allora diventò un amico di famiglia, quasi un fratello per mio padre.  

 

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Incentivare l'industria non vuol solo dire togliere tasse, ma significa pure commissionare lavoro alle imprese industriali e artigiane, sig fosforo.

Non necessariamente deve fare l'imprenditore.

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15 ore fa, fosforo311 ha scritto:

Egregio, Grillo ha fatto dei calcoli e mi pare che tra IMU alla Chiesa (non sulle chiese) e patrimoniale ai paperoni si potrebbe raggranellare una discreta e utile sommetta....

 

 

Ma anche basta alle Bufale , Cazzaro !! 

Bufale E D’intorni. Il Mito Della Chiesa E Del Vaticano Che Non Pagano Le Tasse Sugli Immobili Di Loro Proprietà

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Secondo insulsi fake news diffuse sui social, resistenti a qualsiasi smentita e corretta informazione, il Vaticano non pagherebbe le tasse, inoltre che possiede il 30% del patrimonio immobiliare sul territorio italiano e con l’8 per mille sottrae un miliardo di euro all’anno all’Italia. È dovere, dunque, di tutti i cittadini diffondere questo messaggio per chiedere la tassazione del Vaticano: BUFALA! Chi denunzia Il Vaticano deve offrire cifre attendibili. Si smetta di diffondere generiche e non verificate notizie. A quanto ammontano le tasse pagate nel 2019 in Italia?

In riferimenti agli accuse che circolano su Internet e sui giornali circa evasioni fiscali della Chiesa e del Vaticano, oltre a falsità sui beni. Mons. Nunzio Galantino, Presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (APSA), sul mensile Vita Pastorale di marzo 2020, ribadisce: “Chi denunzia Il Vaticano deve offrire cifre attendibili”.
Inoltre, faccio seguire un articolo “BUFALA – Tassiamo il Vaticano (o la Chiesa)” pubblicato su Bufaleedintorni.it del 13 aprile 2014.

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Partiamo dai dati concreti
di Nunzio Galantino

Vita pastorale, marzo 2020
Chi denunzia Il Vaticano deve offrire cifre attendibili

«Un prete non sa rispondere a quanti continuano a ripetergli che il Vaticano ha evaso 5 miliardi di Imu allo Stato». Ha ragione questo prete a trovarsi in difficoltà. Mi troverei in difficoltà anch’io, ma non tanto per mancanza di risposta. Quanto piuttosto per una carenza fondamentale nella domanda, dal momento che chi continua a ripetere che «il Vaticano ha evaso 5 miliardi di Imu allo Stato» non offre nessun dato che permetta di verificare l’attendibilità dell’affermazione. Da chi denunzia la rilevante somma che il Vaticano avrebbe evaso bisognerebbe farsi dire in base a quale legge, su quali immobili e in riferimento a quale periodo è stato quantificato il debito del Vaticano? E poi, strettamente legati a questo tema, circolano su Internet e sui giornali i numeri più disparati circa le proprietà della Chiesa. C’è, addirittura, chi afferma che in Italia un immobile su quattro apparterrebbe al Vaticano o a enti religiosi! Si tratta, evidentemente, di dati fantasiosi e del tutto irrealistici, alimentati dalla leggenda delle immense ricchezze accumulate nel tempo dalla Chiesa cattolica. Di fatto, la maggior parte dei suoi immobili sono chiese, che non rendono nulla e per i quali bisogna, invece, sostenere elevati costi di manutenzione. Torniamo al mito della Chiesa che non paga le tasse sugli immobili. In realtà, non è così e non lo è mai stato.
Su immobili dati in affitto imposte pagate senza sconti o riduzioni
Per l’ennesima volta, bisogna ribadire che sugli immobili dati in affitto – quelli cioè che rendono davvero – da sempre le imposte vengono pagate senza sconti o riduzioni. In passato, le polemiche furono alimentate perché l’Ici (imposta comunale sugli immobili) prevedeva l’esenzione per gli immobili degli enti senza scopo di lucro, integralmente utilizzati per finalità socialmente rilevanti (per esempio, scuole, mense per i poveri o centri culturali). A tale proposito, è bene chiarire che questo tipo di esenzione non riguarda solo gli enti appartenenti alla Chiesa cattolica. Di questa esenzione hanno sempre beneficiato e beneficiano tutte le altre Confessioni religiose, tutti i partiti, tutti i sindacati e tutte le realtà che realizzano le condizioni previste dalla legge. Il ragionamento che giustificava l’esenzione era semplice: i comuni rinunciano all’imposta, perché il vantaggio che la comunità riceve da tali attività è di gran lunga superiore. E questo lo sanno bene i nostri concittadini, i quali apprezzano il bene che viene fatto attraverso le opere caritative. Contrariamente a quanto molti hanno scritto e continuano a scrivere, l’esenzione nonsi è mai applicata alle attività alberghiere, anche se gestite direttamente da istituti religiosi. Esse pagavano totalmente le imposte, mentre l’esenzione si applicava alle sole attività ricettive svolte senza percepirne reddito (per esempio, Case famiglia o strutture per l’accoglienza di profughi e senza tetto).
Si smetta di diffondere generiche e non verificate notizie
Per completezza di informazione vanno ricordate le dichiarazioni di Papa Francesco e quelle dell’allora Presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco. Entrambi, in circostanze diverse, hanno ribadito il preciso dovere di pagare le tasse dovute sugli immobili di proprietà ecclesiastica che svolgono attività commerciali. Io stesso, allora Segretario generale della Cei e in altra circostanza, ho invitato i giornalisti a smettere di diffondere generiche e non verificate notizie. Ho persino chiesto a coloro che fossero a conoscenza di evasione da parte di enti ecclesiastici, di denunciarli subito alle competenti autorità, assicurando il mio appoggio. Non esistono studi seri che – numeri alla mano – quantifichino la misura delle esenzioni di cui hanno goduto gli enti non commerciali e ne determini la percentuale riferibile agli enti ecclesiastici. Con il tempo, le imposte sono cambiate: ora ci sono l’Imu, imposta comunale sugli immobili, e la Tasi, tributo locale per i servizi indivisibili. Essi si aggiungono all’Ires, imposta di carattere nazionale che interessa le persone giuridiche. Agli enti non commerciali l’Ires si applica con l’aliquota ridotta del cinquanta per cento. Essi però, a differenza delle società commerciali, non possono recuperare l’Iva sui lavori e sull’acquisto delle merci.
Tasse pagate nel 2019 in Italia
Come ulteriore contributo alla chiarezza e per focalizzare il discorso su dati certi, riporto le tasse pagate nel 2019 in Italia dall’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede, l’ente vaticano che gestisce gli immobili intestati direttamente alla Santa Sede: 5.750.000 euro di Imu e 354.000 euro di Tasi, versati per oltre il novanta per cento al comune di Roma, dove gli immobili si trovano. Se aggiungiamo 3.200.000 euro di Ires, arriviamo a un totale di oltre 9.300.000 euro. Non proprio una bazzecola, tenuto conto che queste somme si riferiscono soltanto alla parte di beni amministrati dall’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica). A queste somme va aggiunto quanto, con gli stessi criteri, pagano la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (Propaganda Fide), il Vicariato di Roma, la Cei, gli Ordini e le Congregazioni religiose. Varrebbe la pena, allora, partire da dati certi per avviare una riflessione seria, mettendo sul tavolo anche il valore di ciò che la Chiesa fa ogni giorno per il bene del Paese. Non certo per la volontà di “contabilizzare” o “censire” la carità, che è stata fatta e continua a essere fatta silenziosamente in favore di tutti i bisognosi. 

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