Quando il virus infuria, diventa la prima causa di morte

Si sente spesso dire che, alla fin fine, il Covid fa meno vittime delle patologie cardiocircolatorie e dei tumori, e che quindi sarebbero sproporzionate le misure invasive e senza precedenti messe in atto per arginarlo. È vero il contrario: senza la profilassi collettiva e con quella individuale lasciata alla discrezione dei cittadini, questo coronavirus ci mette poco a diventare la prima causa di morte. È quello che molto probabilmente è successo nel mese di novembre nelle grandi città del Nord. A novembre i decessi attribuiti al Covid sono stati in Italia quasi 17mila (e non quasi 13mila come abbiamo sentito ieri sera dal Tg2) cioè più che in marzo e in aprile. Anche se va ribadito che all'epoca il dato era largamente sottostimato per la carenza dei test. In particolare nella grandi città del Nord, stando a un monitoraggio curato dal ministero della Salute e dalla Regione Lazio, la mortalità generale si è impennata a novembre in media del 75% rispetto alla media dello stesso mese negli ultimi 5 anni. Con punte del 111% a Torino, del 96% a Genova e dell'83% a Milano. Più  contenuti ma sempre molto rilevanti gli incrementi nelle città del Centrosud, es. il 58% a Roma e Bari, il 67% a Palermo.

https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/12/01/news/coronavirus_a_novembre_piu_75_di_morti_rispetto_alla_media_nelle_grandi_citta_del_nord_torino_in_testa-276570096/

È possibile che questi incrementi non siano totalmente e direttamente legati al Covid, perché la crisi sanitaria, e forse anche quella economica, nonché le limitazioni sugli spostamenti, potrebbero avere influito sulla qualità dell'assi.stenza e delle cure per diversi malati. Tuttavia è ragionevole pensare che questi siano effetti di ordine secondario e che il grosso dei decessi in più registrati nel 2020 sia legato direttamente alla pandemia. Questa tesi è corroborata dai dati ISTAT di maggio, quando il Covid mieteva ancora 176 vittime al giorno di media ma la mortalità nazionale cresceva di pochissimo sugli anni precedenti (+2,1%), e dai dati di giugno e luglio quando addirittura diminuiva: -1,5% e -3% rispettivamente. I dati citati indicano che in città come Torino, Genova e Milano il coronavirus è stato senza dubbio la prima causa di morte nel mese di novembre. Peraltro questo era già accaduto in marzo e in aprile almeno in Lombardia dove secondo l'ISTAT la mortalità si era impennata del 191,2% (cioè quasi triplicata!) e del 117,1% rispettivamente. Di passata questi ultimi dati confermano che all'epoca l'eccesso di mortalità non era interamente spiegabile con i dati Covid e che quindi morivano molti infetti non testati. A questo punto potremmo chiederci quanti morti avremmo avuto in Italia se, per assurdo, non fosse stata attuata nessuna profilassi, ovvero se avessimo semplicemente ignorato la pandemia. Il dato di marzo della Lombardia e la crescita esponenziale che avremmo avuto nei mesi successivi (limitata solo dell'immunità di gregge) mi portano a concludere che si sarebbe infettata la gran parte della popolazione e che, con un tasso di letalità effettivo intorno al 2% (che tiene conto dell'elevata età mediana degli italiani e del collasso completo della sanità che certo si sarebbe verificato) avremmo avuto circa 1 milione di morti. Ma soprattutto si impone una considerazione sull'immediato futuro. Ci aspetta un lungo inverno in cui solo una minima parte della popolazione sarà vaccinata (ammesso che i vaccini siano approvati e che funzionino). Bene: allentare la restrizioni, per esempio fino a portare tutto il paese in zona gialla a Natale, significherà rassegnarci a una terza ondata e a un'altra ecatombe, molto probabilmente la più lunga e più tragica. La città di Wuhan (11 milioni di abitanti) andò in lockdown, durissimo, il 23 gennaio e ne uscì l'8 aprile, cioè solo quando in città non c'erano più stati nuovi casi per 6 giorni consecutivi e quando in tutta la Cina (1,4 miliardi di abitanti) i nuovi casi erano una trentina al giorno, per lo più di importazione. Oggi la Cina ha pressoché eradicato il morbo: zero morti dal 17 maggio, pochi casi di importazione ed economia ripartita alla grande. Speriamo che i vaccini funzionino, altrimenti alla lunga, per noi e per tutto l'Occidente, l'unica seria alternativa all'ecatombe endemica sarà il modello cinese. 

Modificato da fosforo311

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12 minuti fa, fosforo311 ha scritto:

Si sente spesso dire che, alla fin fine, il Covid fa meno vittime delle patologie cardiocircolatorie e dei tumori, e che quindi sarebbero sproporzionate le misure invasive e senza precedenti messe in atto per arginarlo. È vero il contrario: senza la profilassi collettiva e con quella individuale lasciata alla discrezione dei cittadini, questo coronavirus ci mette poco a diventare la prima causa di morte. È quello che molto probabilmente è successo nel mese di novembre nelle grandi città del Nord. A novembre i decessi attribuiti al Covid sono stati in Italia quasi 17mila (e non quasi 13mila come abbiamo sentito ieri sera dal Tg2) cioè più che in marzo e in aprile. Anche se va ribadito che all'epoca il dato era largamente sottostimato per la carenza dei test. In particolare nella grandi città del Nord, stando a un monitoraggio curato dal ministero della Salute e dalla Regione Lazio, la mortalità generale si è impennata a novembre in media del 75% rispetto alla media dello stesso mese negli ultimi 5 anni. Con punte del 111% a Torino, del 96% a Genova e dell'83% a Milano. Più  contenuti ma sempre molto rilevanti gli incrementi nelle città del Centrosud, es. il 58% a Roma e Bari, il 67% a Palermo.

https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/12/01/news/coronavirus_a_novembre_piu_75_di_morti_rispetto_alla_media_nelle_grandi_citta_del_nord_torino_in_testa-276570096/

È possibile che questi incrementi non siano totalmente e direttamente legati al Covid, perché la crisi sanitaria, e forse anche quella economica, nonché le limitazioni sugli spostamenti, potrebbero avere influito sulla qualità dell'assi.stenza e delle cure per diversi malati. Tuttavia è ragionevole pensare che questi siano effetti di ordine secondario e che il grosso dei decessi in più registrati nel 2020 sia legato direttamente alla pandemia. Questa tesi è corroborata dai dati ISTAT di maggio, quando il Covid mieteva ancora 176 vittime al giorno di media ma la mortalità nazionale cresceva di pochissimo sugli anni precedenti (+2,1%), e dai dati di giugno e luglio quando addirittura diminuiva: -1,5% e -3% rispettivamente. I dati citati indicano che in città come Torino, Genova e Milano il coronavirus è stato senza dubbio la prima causa di morte nel mese di novembre. Peraltro questo era già accaduto in marzo e in aprile almeno in Lombardia dove secondo l'ISTAT la mortalità si era impennata del 191,2% (cioè quasi triplicata!) e del 117,1% rispettivamente. Di passata questi ultimi dati confermano che all'epoca l'eccesso di mortalità non era interamente spiegabile con i dati Covid e che quindi morivano molti infetti non testati. A questo punto potremmo chiederci quanti morti avremmo avuto in Italia se, per assurdo, non fosse stata attuata nessuna profilassi, ovvero se avessimo semplicemente ignorato la pandemia. Il dato di marzo della Lombardia e la crescita esponenziale che avremmo avuto nei mesi successivi (limitata solo dell'immunità di gregge) mi portano a concludere che si sarebbe infettata la gran parte della popolazione e che, con un tasso di letalità effettivo intorno al 2% (che tiene conto dell'elevata età mediana degli italiani e del collasso completo della sanità che certo si sarebbe verificato) avremmo avuto circa 1 milione di morti. Ma soprattutto si impone una considerazione sull'immediato futuro. Ci aspetta un lungo inverno in cui solo una minima parte della popolazione sarà vaccinata (ammesso che i vaccini siano approvati e che funzionino). Bene: allentare la restrizioni, per esempio fino a portare tutto il paese in zona gialla a Natale, significherà rassegnarci a una terza ondata e a un'altra ecatombe, molto probabilmente la più lunga e più tragica. La città di Wuhan (11 milioni di abitanti) andò in lockdown, durissimo, il 23 gennaio e ne uscì l'8 aprile, cioè solo quando in città non c'erano più stati nuovi casi per 6 giorni consecutivi e quando in tutta la Cina (1,4 miliardi di abitanti) i nuovi casi erano una trentina al giorno, per lo più di importazione. Oggi la Cina ha pressoché eradicato il morbo: zero morti dal 17 maggio, pochi casi di importazione ed economia ripartita alla grande. Speriamo che i vaccini funzionino, altrimenti alla lunga, per noi e per tutto l'Occidente, l'unica seria alternativa all'ecatombe endemica sarà il modello cinese. 

Guardi che chi dice che in fondo il Covid fa meno morti dell'infarto o dei tumori ha ragione.

Però non dice due cose:

a) che con infarti e tumori il lockdown sarebbe inutile, mentre per il Covid (o la peste)  serve, eccome !

b) che in realtà il suo obiettivo è riaprire piste da sci, discoteche e case di tolleranza.

Quindi inutile fare discorsi seri con persone in malafede, che meritano non spiegazioni, bensì mascate !

Modificato da cortomaltese-im

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2 minuti fa, cortomaltese-*** ha scritto:

Guardi che chi dice che in fondo il Covid fa meno morti dell'infarto o dei tumori ha ragione.

Però non dice due cose:

a) che con infatti e tumori il lockdown sarebbe inutile, mentre per il Covid (o la peste)  serve, eccome !

b) che in realtà il suo obiettivo è riaprire piste da sci, discoteche e case di tolleranza.

Quindi inutile fare discorsi seri con persone in malafede, che meritano non spiegazioni, bensì mascate !

A giudicare dagli assembramenti  per lo "shopping" a Milano e Torino appena diventate arancioni, per molta gente la salute viene dopo il consumismo. Lo stesso vale per molti politici. E lo stesso (anzi peggio) dicasi quando non si parla di salute delle persone ma di salute del pianeta. Con questa gente, questi politici e questo modo di pensare, l'umanità non va da nessuna parte, al massimo si ritorna al medioevo. Interessante il pensiero di questo giovane filosofo:

https://infosannio.com/2020/11/30/ci-restano-dieci-anni-il-futuro-ci-riservera-una-vita-da-niente/

 

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