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Sono d'accordo con Sabatini
ma le scuole statali fin dalle elementari, dovrebbero licenziare gli studenti con la conoscenza di almeno due altre lingue.
Lo studio delle lingue non deve essere un privilegio dei ceti più abbienti.
18 ore fa, ahaha.ha ha scritto:Sono d'accordo con Sabatini
ma le scuole statali fin dalle elementari, dovrebbero licenziare gli studenti con la conoscenza di almeno due altre lingue.
Lo studio delle lingue non deve essere un privilegio dei ceti più abbienti.
magari con le famose tre I della riforma ( sic ) gelmini alias moratti
Bene anche le tre i
23 ore fa, ahaha.ha ha scritto:Bene anche le tre i
Ma quando mai hanno funzionato ?
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Inviata
Sono d'accordissimo e dico di più. Non so se il Politecnico di Milano insiste tuttora nel proporre corsi di laurea magistrale e dottorati interamente in inglese. Idea malsana a suo tempo bocciata dal TAR. Ma i corsi in inglese (o altre lingue straniere) andrebbero a mio avviso semplicemente aboliti nelle università italiane, a parte ovviamente le facoltà di Lingue e un singolo corso da inserire in tutti i piani di studi del triennio per perfezionare e testare la conoscenza dell'inglese da parte degli studenti. I motivi, a parte importanti questioni di principio come la difesa dell'identità culturale, sono di ordine pratico e li ho già illustrati in passato. Nessun docente, per quanto padroneggi una lingua straniera, riuscirà mai a svolgere una lezione universitaria a livelli di profondità e di chiarezza uguali a quelli che raggiungerebbe esprimendosi nella sua lingua madre (a meno che non abbia sostituito o affiancato da decenni quest'ultima nel suo linguaggio ordinario con la lingua straniera). Questo limite espositivo viene verificato con apposti test perfino negli interpreti e nei traduttori professionisti. Nella più accurata e più riuscita traduzione di Dante o di Kant mancherà sempre qualcosa, e non poco, rispetto al testo originale. Naturalmente il difetto di esposizione nella seconda lingua si manifesta in modo particolare dissertando in certe materie, come la filosofia, la fisica moderna, la logica matematica. Ma anche nelle materie tecniche non di rado ci si imbatte in sottigliezze difficili da esporre perfino in lingua madre. Per non parlare del corrispettivo limite di comprensione da parte degli studenti. In definitiva, il proliferare dei corsi universitari in inglese non è solo sintomo di sudditanza culturale ma abbassa la qualità didattica dei nostri atenei.
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