Molte persone non vedono l’ora che questa annata balorda arrivi velocemente al termine dei suoi giorni, come se un nuovo anno possa tagliare di netto la memoria e le conseguenze di una cineseria devastante, arrivata insieme a milioni o miliardi di inutilità da due soldi che la gente continua ad acquistare e non riesce ancora a classificare come farlocche o addirittura nocive. A questa nuova cineseria, però, non si può certo dire di non essere originale o efficiente, tant’è che non sono state contrapposte misure preventive efficaci. Siamo partiti a gennaio con le rassicurazioni del nostro Giuseppi circa il grado di preparazione dell’apparato italiano per far fronte ad ogni emergenza e, soprattutto, avendo già piena conoscenza della natura dell’impegno da affrontare, cioè un virus influenzale. Per contro e nello specifico, il virus si è dimostrato subito molto riservato, poco propenso a raccontare qualcosa di se, tanto da non dare indicazioni esaustive a quella nuvola di scienziati che con il passar dei giorni si concentravano nel tentativo di capirci qualcosa.

Da quel momento iniziano a cadere le “bombe” del nostro Giuseppi Conte, cioè proclami, previsioni, annunci, profezie, inni e pendolini alla Maurizio Mosca un paio di decenni fa, quando il simpatico e sfortunato giornalista sportivo (non proprio ben visto dal club dei colleghi) parlava di calciomercato, menzionando improbabili trattative e fantasiosi accordi mai conclusi; oppure inscenava il rito esperienziale del pronostico esoterico, maneggiando con approssimativa destrezza un pendolino, magico come il mio stura lavandino e tirando fuori un risultato immaginario anche per quelle partite che poi venivano sospese o annullate per maltempo. Ebbene, a dire il vero, il nostro Giuseppi  già durante la sua prima esperienza istituzionale iniziò ad usare il pendolino moscaniano (da non confondere con l’agnosticismo mosconiano), prevedendo con certezza un fantastico 2019. Successivamente, a poca distanza dalla secca smentita giunta proprio dall’annata chiamata in causa e una volta revisionato il pendolino difettoso, la stessa fantasticheria l’ha applicata al calendario successivo e con risultati di gran lunga peggiori, come tutti stanno notando.

Allora, come dicevo, si parte con la canzone del “tranquillo, siam qui noi” (Gli Anni, degli 883) anche a gennaio di quest’anno, quando viene dichiarato lo stato di emergenza per il possibile sviluppo di patologie causate da un virus trasmissibile e la natura, oltre alla forma di questo virus, era già conosciuta. Significa che, al di la dell’indice di aggressività e della sua struttura, c’era già la consapevolezza di trovarsi davanti ad un virus di tipo influenzale, quindi trasmissibile (soprattutto) per vie aeree. Logica vorrebbe che la prima cosa cui pensare per difendersi da questo nemico invisibile sia l’utilizzo di una mascherina, se non altro per limitare la possibilità di contagio. Ma la versione politica del “tranquillo, siam qui noi” non contemplava la disponibilità di questo semplice strumento di difesa, ma se ne raccomandava l’uso senza preoccuparsi della sua produzione, oltre che dell’approvvigionamento in tempo reale, affidandosi pertanto alla costosa cortesia estera (un’altra cineseria). Questa è stata la prima topica del Giuseppi  e dei suoi cantanti che avevano rassicurato tutti circa la situazione posta sotto controllo e l’impossibilità che alcunché sarebbe sfuggito all’efficiente e dinamica presenza del Consiglio dei ministri. Invece, sono trascorsi mesi prima di vedere più o meno assestata la situazione relativa alla reperibilità di questi dispositivi ritenuti fondamentali per limitare i contagi. Secondo me, avere la situazione sotto controllo significa che, al presentarsi di un problema e alla sua diffusione, debba scattare subito una misura (quando non preventiva) già predisposta proprio per l’evenienza. In tempo di guerra ogni attività inerente alla meccanica, lavorazione di metalli, componentistica ecc. subiva una riconversione produttiva per indirizzarla ad incrementare e velocizzare la produzione bellica. Anche il semplice meccanico contribuiva a sommare il suo impegno a quello degli altri per il fine comune. Lo stesso principio non è stato applicato e neanche preso in considerazione per affrontare la carenza di mascherine, non dando indicazioni preventive a tutti coloro che fanno parte del ramo tessile italiano, anche al singolo sarto che imbastisce un orlo ad un paio di pantaloni. Farsi trovare pronti, come Giuseppi ha cantilenato per giorni, significa predisporre una riconversione produttiva in caso di bisogno, significa individuare preventivamente aziende e artigiani per conferire loro questo compito appena la necessità lo impone e non lasciare soltanto all’iniziativa privata (ciò che è avvenuto per il reparto tappezzeria di alcune case automobilistiche ed altre aziende che si sono auto-riconvertite), magari estemporanea e non organizzata in un contesto più ampio e diffuso, il compito e l’onere di soddisfare marginalmente un fabbisogno ben più corposo. Stessa cosa è accaduta per le terapie intensive ed i macchinari necessari per allestirle. E’ mancata anche una chiara comunicazione, sono mancate molte risposte alle domande e alle richieste dei cittadini che hanno notato solo indecisione e passività da parte del governo, un completo spaesamento. La misura di questa inefficienza appare sotto la forma di Decreto Plurimo Contenente Min-chiate (ormai da tutti conosciuto come DPCM) che ultimamente nasce ogni quattro giorni, sovrapponendosi, annullandosi, intrecciandosi e divertendoci anche un po', fornendo molto materiale per la satira. Questo strumento legislativo è sempre accompagnato da una bomba moscaniana che esplode in tutte le conferenze stampa che fanno da innesco. Non dimenticherò i 400 miliardi stanziati per le imprese che il Giuseppi ha sbandierato e marcato con tono deciso, senza però precisare che i soldi erano quelli del monopoli. Non ha spiegato come avrebbe potuto mettere a disposizione una cifra del genere un Paese che fa già fatica a racimolare ogni anno 20-30 miliardi per una manovra finanziaria, senza fermare minimamente il debito che sale. Non ha ben spiegato, in quel momento di euforia ciarliera, che quel mucchio di quattrini, che l’Italia non ha mai avuto (o forse erano miliardi di fermenti lattici vivi), neanche le banche li avrebbero messi a disposizione, perché quelle stesse banche sono già creditrici dello Stato. E siccome lo Stato ha due modi per garantire i soldi che non può spendere perché non li ha, cioè titoli di Stato e tassazione, ecco che gli istituti di credito non hanno alcun interesse a fare da “banchieri fiorentini al papa” perché hanno già i titoli di stato (la garanzia), mentre la pressione fiscale può solo danneggiarle. Nel concreto, mi sembra di poter tracciare questo collegamento: il governo fa finta di mettere a disposizione le garanzie (non i soldi) per la liquidità che le banche dovrebbero far uscire dalle proprie casse (cosa che hanno fatto in minima parte), ma al tempo stesso il governo “raccomanda” (come se ce ne fosse bisogno) proprio alle banche di sfruttare l’iter burocratico ammassato nel decreto per creare un classico ostruzionismo con l’intento di scoraggiare chiunque intendesse accedere al tesoro di cioccolato messo a disposizione da Willy Wonka. D'altronde, in Italia vige il principio secondo il quale sono i governi che salvano le banche e non viceversa. Quindi, la bufala disegnata in concerto con gli istituti di credito evidenzia non solo un raggiro mediatico e propagandistico, ma dimostra altresì la mancanza di serietà e capacità nell’affrontare una situazione, certamente difficile e complicata, che non pone soltanto problemi economici. Pone principalmente problemi sanitari e sociali. Ma, rimanendo sul tema dell’ostruzionismo burocratico, questo stesso metodo viene applicato anche per le decine di bonus che hanno innescato le altre “bombe” governative inesplose: dalle vacanze al monopattino e quello per l’edilizia. Il primo è davvero stravagante nella sua costruzione e viene disposto come credito di imposta, mentre un albergatore deve anticipare l’80% della spesa prevista da chi ne usufruisce e quest’ultimo, allo stesso modo sconterà il restante 20% nella dichiarazione dei redditi. Dunque, l’albergatore che rischia la chiusura, o comunque un crollo del fatturato, deve rinunciare all’incasso quota del bonus per poi sperare che lo sconto sulle tasse si concretizzi davvero. Prima dare e poi ricevere? Con lo Stato? Non scherziamo….   La certezza sta solo nel dare, ma questo è un principio secolare e non di questo governo in particolare. Ma faccio un altro esempio di bonus malus e mi aggiungo a tutti quelli che già da tempo lo hanno criticato e non lo hanno tutt’ora capito: l’incentivo per l’acquisto del monopattino. Sono state impostate diverse versioni per giustificare l’interessamento legislativo per questo mezzo di trasporto inusuale, fino ad oggi considerato più uno svago che un reale metodo di spostamento. Intanto lo considero molto più pericoloso di altri mezzi di trasporto e, da questo punto di vista, la cosa che dovrebbe venire subito in mente prima di dare il via libera alla vendita e diffusione incentivata di qualsiasi mezzo di locomozione, credo sia la valutazione dell’impatto che potrebbe avere sulla circolazione e l’incidenza sugli effetti collaterali o indotti che potrebbe causare. Parlo di incidenti, violazione del codice della strada, decoro ecc. Tutte cose che comportano altre spese alla collettività e non benefici. Dal punto di vista della mobilità, non credo che uno sciame di monopattini possa incidere sullo snellimento del trasporto pubblico, in particolare nei mesi invernali; come non credo che, dal punto di vista economico, le vendite dei monopattini possano risollevare, neanche nel loro piccolo, un sistema economico già azzerato prima del Covid e considerando anche il fatto che gran parte del mercato di questi skateboard con manubrio è appannaggio di una società cinese (dejavu…) e che i servizi di mobilità nelle maggiori città vengono gestiti da società americane ed europee, lo stimolo all’economia c’è, ma non a favore di quella italiana. Questo non lo trovo un modo per dare una mano alle aziende italiane e il fatto che siano state costituite o chiamate delle società per gestire questo business, mi lascia anche immaginare (da perenne diffidente quale sono)  molte magagne nascoste che potrebbero emergere in seguito e che, in parte, già si sono profilate. Ma, visto che sono in tema, spendo due parole anche sui trasporti pubblici. Teniamo sempre presente che il contesto è quello emergenziale, ma gli interventi sono di ordinaria inadeguatezza, perché inadeguati sono anche coloro che li studiano. Prevedere la capienza di un autobus all’80% significa non averne mai utilizzato uno o far finta che gli autobus siano quelli della playmobil, oppure si vogliono prendere per idioti i passeggeri. In tempi normali e nell’ora di punta, un autobus di solito trasporta un numero di persone tre volte superiore a quello indicato sulla targhetta posta su un lato della cabina del conducente e già questo è contro la legge; ma se nessuno si mette a controllare i biglietti, figuriamoci se si può pretendere che qualcun’altro si prenda la briga di contare i passeggeri. Però, la promiscuità esistente sui mezzi pubblici è certamente tra le maggiori cause di contagio ed oggi, con il nuovo acronimo governativo, è stato diminuito questo carico fino al 50%. Ben fatto, ma fatto tardi, visto che il taglio è stato accompagnato anche dalla introduzione della didattica a distanza per scuole e università e, si sa, gli studenti sono tra i maggiori fruitori del trasporto pubblico. Io avrei lasciato le scuole aperte e risolto il problema dei trasporti imponendo agli studenti di coprire il tragitto casa-scuola con i banchi a rotelle e casco in testa. E proprio la scuola è un’altra nota dolente nell’insieme delle steccate dell’orchestra del Giuseppi ed è un comparto che è stato utilizzato per caricare un’altra bomba cileccosa lanciata ad agosto. Dopo 6 mesi di chiusura c’è stato l’annuncio-proclama della riapertura fissata inderogabilmente al 14 settembre ed è stata assicurata la piena funzionalità delle strutture già dalla fine di agosto, con banchi rotanti, bidelli con superpoteri, decine di migliaia di insegnanti reclutati su altri pianeti e altro personale scolastico vestito da jolly, oltre a tutti i dispositivi di sicurezza previsti per arginare i contagi. Ebbene, non mi sembra sia andata proprio così. La minestra (ministra, sorry) Azzolina-PerBacco-Oibò, tanto di un’esclamazione sto parlando, ha tenuto a precisare in più occasioni che le scuole sono state riaperte in tutta sicurezza, come se fosse questa la sola cosa o quella più importante da garantire. Bisogna però sapere che la sicurezza di qualsiasi struttura pubblica o privata (intendo la sicurezza rispetto a qualsiasi fattore di rischio) è “condicio sine qua non” nulla potrebbe essere aperto al pubblico!! Semmai la preoccupazione della ministra esclamativa avrebbe dovuto essere quella di garantire la funzione delle scuole, cioè l’insegnamento, far sedere gli studenti anche su sedie da pic-nic se non proprio sui bolidi monoposto e rendere disponibili quegli spazi necessari e promessi per garantire il distanziamento. Una scuola protetta dal Covid, ma nella quale non viene espletata la sua funzione, è inutile tenerla aperta e se proprio ci sta a cuore la sicurezza, occupiamoci della fatiscenza di molti edifici scolastici sparsi su tutto il territorio nazionale. Un esempio deprimente dei proclami strombazzati a vuoto dal governo l’ha fornito la scuola di Amatrice, rimasta chiusa il 14 settembre per mancanza di personale, mentre il Giuseppi passava di li venti giorni prima per ricordare che da quelle parti c’è stato un terremoto quattro anni fa, per informare i cittadini dell’avvenuta sostituzione del Commissario alla ricostruzione ancora lontana e per relazionarsi con un altro piatto di amatriciana all’ora di pranzo.

Le cose non sono andate meglio al dicastero della sanità, dove il padrone di casa è il ministro Speranza Auspicio e Buona Sorte, una personalità del tutto fuori posto, politicamente leggera, dall’incarnato piuttosto scolorito, lasciato in disparte soprattutto nella prima fase dell’epidemia, quando avevano più visibilità sottosegretari e viceministri insieme agli esponenti dell’Iss. E’ un ministro che dimostra in continuazione una timida presenza, forse dovuta alla consapevolezza di essere inappropriato per ricoprire quel ruolo. Il tempo in cui non si è visto, probabilmente lo ha dedicato alla stesura di un libro che in questi giorni ha fatto notizia per il fatto che i suoi contenuti apologetici erano stati contraddetti dai risultati delle politiche antivirus e per questo è stato costretto a ritirarlo dal commercio e dedicare così una parte della giornata a qualche impegno di governo. A quanto pare, entrambe le cose non hanno avuto buon esito. Si è limitato a leggere i suoi volantini in parlamento e fare da portavoce alle competenze che lui non ha in prima persona, ma ufficializza quelle degli altri con la sua funzione. Insomma, il classico esempio di poltrona, cioè colui che non ha una competenza specifica o inerente alla struttura che dovrebbe dirigere. Spesso, per dare una forma alla sua presenza nel governo, ha citato e rivendicato il merito di aver abolito il superticket sanitario di 10 euro. Ora, a prescindere dal ridicolo ammontare risparmiato dai contribuenti (e non tutti), vorrei capire a cosa serve una misura del genere se da quando è esplosa la pandemia non si fa altro che parlare dei tagli alla sanità perpetrati negli ultimi anni e per colpa dei quali il sistema sanitario nazionale sta soffrendo per la gestione dell’emergenza. La sanità non ha soldi e il ministro Speranza Auspicio e Buona Sorte toglie pure quei 10 euro e se ne vanta. Sul suo conto mi trovo stranamente in sintonia con Renzi.

Torno all’aspetto economico per far notare come gli interventi attuati dall’esecutivo Giuseppi abbiano avuto il merito di riuscire a scontentare qualsiasi categoria produttiva del Paese, senza distinzioni di settore, fatturato o condizioni meteorologiche. Il ministro Gualtieri, che prima di essere nominato tale, tendeva a far passare gli esponenti del governo precedente per degli scolari con grembiule e pallottoliere, pochi mesi fa disse che nessun posto di lavoro sarebbe andato perso a causa dell’epidemia (infatti), mentre oggi sembra esporre sottovoce le misure contenute nella collezione dei DPCM, sembra imbarazzato ogni volta che viene chiamato a riferire sulla sua materia di competenza. Si è fatto ampiamente ricorso allo strumento del bonus, senza avere un minimo di programmazione in testa; hanno fatto pagare le tasse per una produzione mai avvenuta; hanno introdotto una cassa integrazione rimasta ferma ad aprile-maggio per migliaia di persone e su questo possono provare a girarla come vogliono, ma rimarrà solo la vergogna per non essere riusciti a risolvere la cosa a distanza di molti mesi. Non posso immaginare che non ci sia stato fino ad ora un modo per attivarsi e attivare un canale di pagamento dedicato soltanto a questa causale. La distrazione, la burocrazia, la dimenticanza, l’errore, l’imprevisto e tutto quello che potrebbe giustificare, in buona fede, un ritardo così inaccettabile, dovrebbe essere superato non appena si palesa. Sulla questione Tridico, invece, taccio e vado avanti. Dico soltanto che è inopportuna, ma andrebbe rivista e valutata alla luce dell’intero sistema che comprende le maggiori e più importanti cariche pubbliche. Torno, quindi, agli interventi in campo economico e dedico due minuti agli aiuti europei. Anche in questo caso annunci e discorsi elogiativi li abbiamo ascoltati “aggratis”, così come tutte le lodi sperticate ad una Europa che ha dimostrato vera unità, responsabilità, solidarietà eccetera eccetera. Grande vittoria per l’Italia, disse Giuseppi a luglio parlando del recovery fund. Una vittoria così schiacciante che non ci sarebbe stato bisogno del Mes, aggiunse, e neanche un euro andrà sprecato, precisò. Ok, quindi continuare a coprire l’Italia di “buffi” (debiti, in romanesco) dobbiamo considerarlo una vittoria. Abbiamo battuto la concorrenza di altri 26 Stati della UE e abbiamo vinto 209 miliardi. Questo nuovo tesoro (che per il momento ha le stesse sembianze dei 400 miliardi del Giuseppi) è scaturito dalla situazione in cui versa l’Italia a causa del virus e a causa di una economia già ferma prima dell’epidemia, non certo grazie alle doti di statista del premier o alla presenza del conte Gentiloni come commissario europeo per l’economia, visto che capisce di economia tanto quanto Ciccio di Nonna Papera, non avendo la minima vicinanza con studi in materia. Dunque non mi vanterei di aver aggiunto altro debito nelle vite degli italiani, anche di quelli che nasceranno. Poi, è chiaro anche a me il fatto che, probabilmente, quel mucchio di soldi promessi dall’Europa solidale, lo avremmo visto ridimensionato se ci fosse stato un governo di centrodestra, ma per ovvi motivi ideologici, perché l’estrazione politica europea della maggioranza è diversa da quella di Salvini e Meloni. E’ un concetto molto brutto da accettare, ma questa è politica. La mia sensazione è che i finanziamenti tarderanno ad arrivare non soltanto per le lungaggini burocratiche, ma anche per avere la certezza che questo governo non cada. Diciamo che è un temporeggiamento che ha come scopo quello di verificare la tenuta del governo italiano, sfruttando l’ostruzionismo reale o di facciata di alcuni Paesi che non hanno mai avuto simpatie (non per l’Italia) per i politici italiani e il loro modo di lavorare. Aggiungete il fatto che gli aiuti promessi saranno scaglionati e personalmente vedo in questo frazionamento un altro sistema di difesa europeo contro ipotetiche nuove elezioni italiane che porterebbero con tutta probabilità i nemici al governo. Ma nell’attesa che passi anche la primavera del prossimo anno, l’Europa che si mostra così vicina all’Italia, consiglia e sprona Giuseppi ad accedere al Mes, cioè soldi già impacchettati, basta citofonare e scende la Ursula von der Leyen con una busta piena. Alla vista di tanta disponibilità, Pd, Iv, FI si sono lasciati convincere facilmente della bontà dell’offerta, trovando appoggio anche di buona parte di giornalisti e imprenditori. Purtroppo, sono mesi che le trasmissioni tv, i giornali e pure i sogni della gente continuano a presentare questo argomento senza mai esaurirlo, continuando a frantumare i cogli oni di chi è costretto ad ascoltare. E’ stata presentata in Parlamento una risoluzione di FI poco tempo fa, a favore dell’accesso a questo fondo, ma non è stata sottoscritta ne dal Pd, ne da Iv, cioè i partiti di maggioranza che invocano l’arrivo di quei soldi. Evidentemente la paura di far cadere il governo trasforma il bisogno di moneta nello spettro delle poltrone da abbandonare. Detto questo, devo precisare che sono contrario ad ogni forma di finanziamento, ma non capisco perché vanno bene i 209 miliardi del recovery fund, anche se lontani (e ancora ipotetici) e non vanno bene i 40 miliardi santi subito del Mes. I CinqueStalle sostengono che questo strumento comporterebbe uno stretto controllo dell’Europa, un’ingerenza inaccettabile. Ok, e invece per 209 miliardi l’Europa ci lascia piena autonomia. Signori, i vincoli posti dall’Europa non sono soltanto quelli scritti ed economici, sono anche quelli sottintesi, impliciti, se volete anche nascosti o minacciati velatamente. Prendete come esempio il problema dell’immigrazione. In piena pandemia e come prima della pandemia, gli unici porti sicuri sono sempre quelli italiani. Questa illimitata e perenne disponibilità italiana suscita qualche dubbio in tutti quelli che non sono di sinistra, cioè la maggioranza reale ed attuale del paese (in verità, una certa percentuale esiste anche tra quelli che votano a sinistra). Ebbene, nella disponibilità europea a soccorrere l’Italia ci deve essere anche il contraltare della disponibilità italiana a soccorrere l’Europa. Non dimentichiamo che c’è una flotta di navi quarantena che costano agli italiani molti soldini e noleggiate per salvare non i migranti, ma le compagnie alle quali appartengono, perchè è mancato il trasporto turistico e invece di affondarle o tenerle ormeggiate e vuote, hanno cambiato destinazione d’uso. Ad ogni modo, questo è un tema più ampio e non può fare da corollario a questo contesto.

Ad alcuni politici, in mancanza di argomenti validi, piace stuzzicare la fantasia della gente ponendo una questione immaginaria sulla quale ragionare: se al governo ci fosse stato il centrodestra. Queste persone ospitate nei ministeri e nel Parlamento si preoccupano di ipotizzare uno scenario che non si poteva concretizzare, invece di spiegare perché al 10 agosto i contagi erano 259 ed oggi 40mila. La loro miseria di idee e la loro pochezza intellettuale riesce a tirar fuori solo queste squallide argomentazioni. Riescono a fare paragoni con la situazione di altri Paesi per compiacersi di non so cosa. Secondo loro, il fatto che la Francia abbia il doppio dei contagiati rispetto a quelli italiani deve farci tirare un sospiro di sollievo. Magari, dovrebbero spiegare perché la prima ondata ha coinvolto la metà settentrionale d’Italia ed ora l’ha invasa tutta. Invece di parlare (a sproposito) del sistema italiano come quello che i “barbari” vedrebbero come esempio da applicare anche nei loro Paesi, dovrebbero spiegare cosa hanno fatto in sei mesi per evitare una seconda ondata di queste proporzioni. Oltre a ripetere in continuazione il ritornello “tranquilli, siam qui noi…”, “non ci sarà un nuovo lockdown” e “la situazione non desta preoccupazione”, non hanno fatto pressoché nulla per predisporre misure e interventi affinché non si creassero condizioni peggiori rispetto a quelle esistenti a marzo-aprile. La seconda ondata era stata prevista quando ancora non era terminata la prima, ma non (immagino io) perché fosse una “mossa” fisiologica o tattica del virus, bensì perché c’era la previsione governativa di riaprire le attività e consentire la circolazione delle persone. Ciò significa andare in vacanza, frequentare ristoranti, pub e discoteche e tutti quei luoghi di aggregazione sociale che fanno parte della vita di chiunque. In sostanza, riprendere a vivere. Sennonché, quelle costrizioni economiche e sociali subite per quasi settanta giorni non sembra siano state recepite ed elaborate ne dal governo, ne da una parte dei cittadini e il nostro Giuseppi, con la sua arrogante noncuranza, ha addirittura continuato a sganciare bombe a salve nella storica location di Villa Pamphili, dove si sono tenuti gli Stati Generali (sentite quale denominazione hanno scomodato), la relativa sfilata vip, dove ha invitato pure i Tre dell’ave Maria e poi….poi? Poi è accaduto quello che si è verificato per le decine di Comitati messi insieme eterogeneamente per fornire pareri da sconfessare e consigli da non seguire. In più, dopo le tronfie rassicurazioni e le previsioni sbilenche sui possibili scenari che si prefiguravano nella mente dei ministri, i vari esponenti della maggioranza di governo hanno iniziato a cantilenare l’imprevedibilità dell’emergenza, la globalità della sciagura, la sua improvvisa venuta, l’impossibilità di gestire qualcosa che non si conosce e così via. “Nessuno poteva immaginare”, dicono. Però, io mi aspetto questo tipo di giustificazione (puerile è dir poco) dalla cassiera del supermercato dove faccio la spesa o dal benzinaio che mi fa il pieno, perché sono due figure che nel tessuto sociale hanno una funzione specifica che non prevede incarichi istituzionali, o no? Ministri, membri della maggioranza e tutte le autorità istituzionali sono stra-pagate non per sedere alla cassa di un supermercato o per maneggiare una pompa di benzina, ma per far si che una persona sieda alla cassa di un supermercato e un’altra venda carburante avendo garantita la salute, la sicurezza, il lavoro, l’istruzione per i figli, una pensione futura e così via. Sono stra-pagati non per immaginare, ma per prevedere, risolvere e migliorare qualunque situazione in cui si viene a trovare il Paese. E se questo non è nelle loro possibilità, capacità e peculiarità personali, dovrebbero ringraziare i cittadini per i soldi ricevuti (ingiustamente) fino a quel momento, farsi da parte e dedicare la propria vita ad altre attività, possibilmente senza avere ruoli di responsabilità, senza contatti con il pubblico, senza ricoprire incarichi che possano creare disagi alla comunità. L’immaginazione la dovrebbero lasciare ai bambini che la riportano nei loro disegni e nei loro temini per raccontare il loro mondo ancora distaccato da quello nostro che dovranno correggere in futuro.

L’unico alibi accettabile è l’incompetenza e badate, questa critica senza sfumature l’ha mossa anche il capogruppo del Pd al Senato che ha parlato di inconsistenza di alcuni ministri, chiedendo un rimpasto di governo. Questo significa ammettere che le politiche, le scelte fatte o non fatte fino ad ora dal governo erano e si stanno rivelando sbagliate. Ad ogni modo, non viene messo in discussione il Giuseppi, perché il suo ruolo ormai se lo è scelto da un pezzo. Nel primo governo, quando faceva da farcia al PentaSpuntato Di Maio e al fascista, populista, razzista (e tutto quello che finisce con –ista) Salvini, lo chiamavo il visConte dimezzato, costretto a dire si su entrambi i fianchi, mentre l’on. Delrio, capogruppo Pd alla Camera, durante la votazione per la fiducia a quel governo, lo invitò a non fare il pupazzo al servizio dei partiti. Sennonché, a distanza di pochi mesi, ecco il Delrio che fa parte della maggioranza che sostiene il secondo governo Giuseppi, diventato nel frattempo il bisConte trimezzato, perché nell’inciucio s’è incastrato anche Renzi. Ora vorrei capire se Delrio è un tipo volubile oppure se Giuseppi è migliorato ai suoi occhi. Fatto sta che è passato (il bisConte) dall’essere accostato ad un pupazzo anche dall’autorevole New York Times, all’essere definito un burattino nel parlamento UE e diventare alla fine il Faro di Alessandria, grazie all’influsso salvifico del Pd. In verità, il bisConte è più forte del primo perché i partiti che lo tengono in piedi non hanno alcuna intenzione di andare alle elezioni e, credo, hanno anche ben presente cosa significherebbe proporre agli italiani un altro governo (se Giuseppi cadesse) estratto a sorte e non eletto. Comunque, non mi sento di escluderlo a priori, visto che nella precedente legislatura ne hanno imposti tre e non mi meraviglierei neanche se un nuovo governo fosse composto da sgabelli, attaccapanni e portaombrelli. Inoltre, da qualche giorno viene suggerita la formazione di un governo di unità nazionale, dandomi ancora di più la sensazione che maggioranza e governo sono andati irrimediabilmente in tilt. Già i partiti di governo hanno problemi tra di loro e anche al proprio interno. I CinqueStalle programmano un congresso da un paio d’anni, il Pd ha una guida “divertente” come Zingaretti che deve spesso smentire o spiegare varie dichiarazioni di membri autorevoli del suo partito che sembrano andare per conto loro; Italia Viva stende costantemente critiche al governo, ma pur tuttavia lo tiene in piedi. Alla luce di queste situazioni interne, non vedo come si possa inserire l’ipotesi di collaborazione anche con le opposizioni. In più, leggendo le istruzioni contenute nella scatola della Democrazia venduta solo ai membri ed elettori del Pd, si evince che fino a quando il Parlamento potrà esprimere una maggioranza attraverso la quale un qualsiasi governo potrà operare, coniugando così potere legislativo e potere esecutivo………i parlamentari che avanzano possono solo stare a guardare. Cosa che è avvenuta fino ad ora con l’esclusione delle opposizioni e delle loro proposte per la gestione dell’emergenza. A maggior ragione, la falsa disponibilità al dialogo è dimostrata dall’utilizzo dei DPCM come scorciatoia legislativa, sui quali viene posta sistematicamente la fiducia. Timide e ipocrite proteste contro l’utilizzo costante di questo strumento sono state avanzate da diversi parlamentari della stessa maggioranza i quali però continuano a votare SI ogni volta che vedevano un decreto. Come dicevo prima, questa è la forza del bisConte trimezzato: la paura del coboldo che si aggira nel Parlamento, pronto a far sparire le poltrone alla maggioranza. E  adesso stanno venendo fuori le nuove responsabilità del governo che si vanno a sommare a quelle precedenti, quando hanno lasciato l’Italia disarmata nei confronti del virus, ma alla fine i danni politici se li terranno loro e quelli economici li passeranno ai cittadini.

E sia, questo è un quadro molto ristretto degli accadimenti, ma siamo fiduciosi. Come disse Flaiano “la situazione politica in Italia è grave, ma non è seria”. Avremo tempo per disperarci, se non lo abbiamo già fatto. No, scusate, non è vero che sono fiducioso e non è solo una sensazione, ma è il risultato di una razionale analisi di ciò che dovremmo fare per tornare almeno a star male come nel 2019. Forse in pochi si rendono conto della drammaticità del bilancio dell’Italia, sia in termini economici che sociali; forse non ci si rende conto di cosa significano i vari spostamenti di bilancio attuati fino ad ora; forse non ci si rende conto che tantissimi provvedimenti sono stati giustificati con l’emergenza virus, senza avere una esatta correlazione con esso e anche passati inosservati (lo ha fatto notare anche il Presidente Mattarella); forse non ci si rende conto che continueremo ad affrontare disarmati le emergenze come terremoti ed alluvioni; forse non ci si rende conto che gli italiani saranno costretti a restrizioni economiche da qui fino al giorno del giudizio. L’opera di carotaggio nelle tasche dei cittadini era già iniziata da tempo, portando la pressione fiscale oltre una equa sopportazione. Sappiamo che i risparmi dei cittadini superano di molto i 4mila miliardi e sappiamo anche che oltre il 70% della case in Italia sono di proprietà. Non è difficile trarne le sicure conseguenze. Per il momento, il governo e la maggioranza che lo sostiene, stanno fremendo nell’attesa che vengano definiti i tempi per l’accesso ai fondi europei promessi, iniziando già a costruire castelli, astronavi, isole artificiali, un altro Colosseo e la Palermo-New York ipotizzata sarcasticamente qualche decennio fa: tutte opere rigorosamente astratte. Basti pensare che il governo è in ritardo anche con le linee guida imposte dall’Europa e relative ai progetti da presentare. Forse sarebbe il caso di modificare la denominazione degli aiuti comunitari e indicarli con Recovery Drunk.

 

DvMcEv

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