Domani ...

A scissione avvenuta e ratificata , mi aspetterei che i 2 governatori , Rossi ed Emiliano , visto che hanno potuto essere eletti da qualche e qualche decina di migliaia di voti Renziani , rassegnassero , per coerenza , le dimissioni dai loro ruoli istituzionali . Così ...tanto per far vedere quanto sono coerenti e credibili . Se li facessero sarei pronto immediatamente a rivalutare il grave passo che stanno per compiere . Lo faranno ?? 

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5 messaggi in questa discussione

Mah...non so dove si andra'  a finire di sto passo...

Vogliono stare all opposizione...che schi.fo...

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A proposito di coerenza e di credibilità:

 

 

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4 minuti fa, fosforo31 ha scritto:

A proposito di coerenza e di credibilità:

 

 

Vediamo se rispondi anche te oppure e' troppo difficile ...!! Siccome insisti , ti rispondo . Vediamo un po' se dopo , rispondi anche te alle mie delle domande che di sicuro sono molti più scomode della tua alla quale non ci vuole molto a rispondere . Allora : Renzi ha fatto male a personalizzare il Referendum . Ha sbagliato e lo ha ammesso . Quindi mai avrebbe dovuto pronunciare quelle parole . Di quella promessa , ha mantenuto solo una parte , quella fu dare le dimissioni da pdc che ha fatto un'ora dopo l'esito referendario . Non ha mantenuto quella di scomparire dalla vita politica ed ha fatto bene anche perché in compagnia di altri leader politici che a loro volta non l'hanno mantenuta e della quale te non hai puntualizzato con la stessa enfasi ( Grillo . Fa). Ha fatto bene perché Renzi e' la migliore risorsa politica attualmente presente in Italia . Ha fatto bene perché sarebbe stato irrispettoso verso i milioni di militanti ed italiani che lo hanno votato . Ha fatto bene perché un leader politico , dopo una sconfitta , si rialza e torna a combattere invece di fuggire . Chiaro ?? Esaustivo ?? Ora incomincia a rispondere te !  

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23 ago 

Quando Grillo diceva: «Se perdo me ne vado a casa»

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Beppe Grillo ha ragione: «La parola di Renzi vale zero», come scrive Piero Ricca su un post pubblicato sul Blog del leader 5 stelle. «Aveva giurato: se perdo il referendum lascio la politica», prosegue il blogger. «Ora dice: in ogni caso si voterà nel 2018. Cos'è se non una ritrattazione di fronte alla crescente paura di perdere? Ora è chiaro che se perde il Sì e non se ne vanno (lui e la Boschi), dovremo rinfacciarglielo in ogni occasione pubblica per il resto della loro permanenza in politica. Così si fa nei Paesi dove memoria e dignità dei cittadini non siano anch'essi pari a zero». Il ragionamento pentastellato non fa una piega. Non si può fare una giravolta così ardita senza assumersene la responsabilità politica. «Le parole sono importanti», diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa, ed è giusto che Grillo rinfacci al premier la sua faccia tosta. Il capo dei 5 stelle, però, dovrebbe pensarci bene prima puntare l'indice, dovrebbe almeno sforzarsi di ricordare, andare indietro nel tempo di appena due anni. Perché il presidente del Consiglio non è l'unico a spararle grosse per poi fare marcia indietro. Il comico genovese dovrebbe saperne qualcosa. 

È il 2014 e il Movimento 5 stelle naviga a vele gonfie verso quello che si annuncia un clamoroso successo elettorale. A maggio si vota per le Europee e i pentastellati, ancora galvanizzati dall'exploit elettorale delle Politiche, puntano a rovesciare i rapporti di forza nel Paese come nel Parlamento. «Dobbiamo mandarli via davvero, stavolta. E possiamo farcela», è il mantra che in quei mesi di campagna elettorale Beppe Grillo ripete ai suoi e alla stampa. Ma il leader del Movimento si spinge oltre, sente che la posta in palio è troppo importante e decide di estremizzare la “propaganda”. Così, durante una conferenza stampa di fine gennaio a Palazzo Madama, il capo pentastellato sentenzia: «Questa è una guerra. O vinciamo o perdiamo. E se perdiamo io me ne vado». Sono i giorni dell'hashtag #vinciamonoi che imperversa sulla Rete. I grillini marciano a tambur battente convinti di poter umiliare Renzi. E Grillo è un condottiero che occupa tutti i media, personalizzando lo scontro. Il 3 aprile, intervistato da Repubblica, il leader M5s rincara la dose: «Su una cosa non ho dubbi: o vinciamo, o stavolta davvero me ne vado a casa. E non scherzo»

Le urne, però, non danno l'esito sperato. Anzi, il Movimento ne esce con le ossa rotte (col 21,1 per cento), quasi doppiato dal Pd renziano che raggiunge il 40,8 per cento. Gli sfottò pentastellati del “prima elezioni” vengono rovesciati e l'hashtag più digitato diventa: #vinciamopoi.

Il resto è cronaca, il Movimento 5 stelle rimane il maggior partito d'opposizione, l'unico in grado di contendere la guida del Paese al Pd, ma ha ancora lo stesso leader: quel Beppe Grillo che aveva giurato di abbandonare il campo in caso di sconfitta. 

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Buona sera, Mark. Scusami ma comincio a sospettare che tu voglia prendermi in giro. Mi dici che finalmente ti sei deciso a rispondermi in modo "esaustivo", ma io sono arrivato alla fine del tuo post e non ho trovato nessuna risposta alla semplice domanda che ti ponevo stamane. Che Renzi abbia commesso un erroraccio a personalizzare il referendum è pacifico. Lo dicono i fatti, lo pensano tutti, ormai lo ammette perfino lui (a fatica e mordendosi un po' la lingua in verità). Anche se quello che Renzi e probabilmente anche tu ammettete oggi, a posteriori, è solo l'effetto boomerang della personalizzazione. Mentre trascurate o sottovalutate l'aspetto di gran lunga più grave, e "a priori" direbbe Kant, dell'erroraccio, ovvero il fatto che, indipendentemente dal risultato del referendum, con la personalizzazione Renzi è andato a condizionare pesantemente, in un senso o nell'altro, la libera scelta degli elettori nel merito di una questione di vitale importanza per la nostra democrazia (la proposta di riscrittura di 47 articoli della Costituzione). Un fatto inaudito (almeno in Italia) e gravissimo per un presidente del Consiglio. Ma la domanda che ti ponevo era un'altra. Mi interessava sapere se tu credevi o meno a Renzi quando lui prometteva di lasciare la politica se avesse perso il referendum. Ovvero, detto in termini metaforici, se tu allora pensavi che il tuo leader fosse un giocatore di poker molto coraggioso, oppure un abile baro. La differenza tra le due cose non è da poco. Nel primo caso tu oggi saresti un ingenuo deluso ma perseverante nell'illusione, nel secondo il fan entusiasta di uno spregiudicato senza scrupoli.

Saluti

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